2ª domenica di Quaresima - “Un'oasi nel deserto”
anno C - (Lc 9, 28b-36)
di don Marco Giordano*
Nel tempo della mortificazione, della penitenza, del deserto, ecco spuntare, con la liturgia della Parola di questa domenica, un’oasi, un luogo d’ombra in cui dissetarsi per poter ripartire con maggior slancio.
Gesù e i suoi discepoli più fedeli, Pietro, Giacomo e Giovanni, si incamminano sul Monte Tabor dove si dedicano un momento di intimità col Padre. Avevano appena finito di discorrere sulla fine del maestro - discorso piuttosto sconfortante - quando si manifesta davanti a loro un’anticipazione del fine, quel destino comune agli uomini spalancatoci dall’offerta di sé di Gesù Cristo. Con queste nuove lenti della Risurrezione, quello sconforto viene investito di una luce nuova, indispensabile anche per tutti noi. Ci capita infatti di avere la vista annebbiata dall’incedere dei fatti: facciamo la conta degli assenti nelle nostre attività e liturgie, ci vediamo sempre più invecchiati, intorpiditi e inascoltati da un mondo preso da ben altre preoccupazioni, dimenticando così la motivazione vera che ci spinge a restare fedeli alle promesse di Dio. La vista dal Monte Tabor ci ricorda che “solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione” (prefazio proprio).
Questo, poi, valorizza anche quell’impegno che stiamo profondendo in questo tempo di Quaresima, non più fine a se stesso o alla propria autosoddisfazione, ma ripagato dalla possibilità di dimorare in Dio.
Infine, Gesù (e Abram nella prima lettura) ci educa all’obbedienza alla vita: non si tira indietro ma sceglie nuovamente di farsi accompagnare da Dio, suo Padre - al quale ha già promesso il suo sì - per salire un altro monte, il Golgota, e compiere il suo destino di morte e di gloria.
*Assistente diocesano del Settore Giovani di Ac