Conclusa la prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia
«Dobbiamo esser ancora di più costruttori di comunità, così ci ha detto il card. Zuppi alla conclusione di queste giornate che sono state davvero belle. Abbiamo sentito l’opera grande dello Spirito che ci fa crescere come Chiesa e ci aiuta a guardare avanti con speranza. È questo il messaggio più bello che abbiamo da comunicare dopo queste giornate di confronto e di faticoso lavoro. Tanto ancora da fare, ma abbiamo bisogno dell’accompagnamento dell’associazione perché l’Ac nel cammino sinodale ha un ruolo e un compito particolarmente importante». Così il presidente nazionale di Ac, Giuseppe Notarstefano, a margine dei lavori della prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, che si è conclusa proprio ieri, 17 novembre, a Roma.
La fase profetica
La Chiesa italiana è nella fase finale del cammino sinodale, quella che viene definita la fase profetica. Si raccolgono le idee, le opinioni, si fanno passi avanti, soprattutto nella partecipazione del popolo di Dio alle decisioni della Chiesa tutta. Si cammina insieme, in una prassi più convinta imparata durante la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi appena conclusosi. Papa Francesco, nel messaggio inviato all’Assemblea, ricorda infatti che «camminare insieme, tutti, è un processo nel quale la Chiesa, docile all’azione dello Spirito Santo, sensibile nell’intercettare i segni dei tempi (cfr. Gaudium et spes, 4), si rinnova continuamente e perfeziona la sua sacramentalità, per essere testimone credibile della missione a cui è chiamata, per radunare tutti i popoli della terra nell’unico popolo atteso alla fine, quando Dio stesso ci farà sedere al banchetto da Lui preparato (cfr. Is 25,6-10)».
Il Papa affidò un anno fa alla Chiesa italiana tre consegne: continuare a camminare, fare Chiesa insieme ed essere una Chiesa aperta. «Queste indicazioni non sono limitate a una delle tre fasi – narrativa, sapienziale, profetica – del vostro percorso, ma riguardano la vita della Chiesa in Italia nel contesto attuale. E lo conferma il discernimento compiuto in questo ultimo tratto di strada. Infatti, le sintesi raccolte dalle Chiese locali sono testimonianza di una vivacità che si esprime nel cammino, nel coltivare l’insieme e nello stile di apertura. Sono racconti nei quali ha agito lo Spirito Santo, segnalando le dimensioni prioritarie per rimettere in moto alcuni processi, per compiere scelte coraggiose, per tornare ad annunciare la profezia del Vangelo, per essere discepoli missionari. Non abbiate paura di alzare le vele al vento dello Spirito!».
Un percorso magari lungo, ma prezioso. I profeti vivono nel tempo. Si tratta dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni.
Messaggio al Santo Padre da parte dei partecipanti alla Prima Assemblea sinodale
L’Assemblea ha voluto rimarcare, a sua volta, il forte senso di amore filiale nei confronti del Papa. «Riuniti in questi giorni nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, abbiamo condiviso davvero “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” dell’umanità. Abbiamo colto soprattutto la vivacità, che continua ad abitare le comunità dei nostri territori. Abbiamo avuto cura di non dimenticare gli ultimi, quanti abitano nelle periferie esistenziali, i poveri dei quali oggi celebriamo la Giornata mondiale. Abbiamo pregato con loro e per loro». È il tempo di realizzare, ora, quella missione nello stile della prossimità.
Conclusioni di mons. Erio Castellucci, Presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale
Mons. Erio Castellucci ha concluso l’Assemblea mettendo in risalto innanzitutto il cammino sinodale fatto insieme. «Abbiamo non solo ricordato – ha detto il vescovo –, ma sperimentato che la Chiesa sinodale, per essere missionaria, deve restare immersa in Cristo: il Cristo gigantesco che domina l’assemblea, nel mosaico absidale del XIII secolo, come ha già ricordato il card. Matteo Zuppi, è il senso del nostro convenire e del nostro camminare insieme. E l’immersione della Chiesa nel suo Signore si rinnova proprio nelle quattro dimensioni dell’esperienza cristiana, che sono dimensioni pasquali: è infatti nella predicazione della Parola, nella celebrazione dei misteri, nella vita fraterna e nelle preghiere che il Risorto si rende presente, nello Spirito, alla Chiesa di ogni epoca. È per il fatto di avere assaporato questa esperienza che registriamo oggi una gioia profonda tra di noi. Gioia per avere insieme celebrato, pregato, interagito; per avere potuto confrontarci liberamente: allo stesso tavolo donne, uomini, presbiteri, Vescovi, laici, consacrati e consacrate, giovani e anziani, delegati provenienti da tutte le zone della Penisola (tutte le Diocesi sono rappresentate) e persone di diversa formazione, sensibilità, ruolo».
Questa è la profezia. Questo è il Cammino sinodale, prima ancora e forse più ancora che un testo scritto. «Un testo, certo, sarà necessario: lo dovremo discutere e votare nella Seconda Assemblea sinodale e nella prossima Assemblea generale della Cei; ovviamente non potrà contenere tutti i temi pastorali e sociali ma dovrà tenerli presenti, perché costituiscono l’orizzonte missionario sul quale si deve misurare la riforma delle nostre Chiese».
La scommessa del Cammino sinodale: «Non abbiate paura di alzare le vele al vento dello Spirito!»
La scommessa del Cammino sinodale si snoda su ciò che deve “cambiare” dentro la Chiesa, per poter camminare più speditamente con l’umanità del nostro tempo, cogliendo i frutti dello Spirito e annunciando il Vangelo di Gesù in maniera più snella. Stili e prassi sinodali sono e saranno i frutti più significativi di questo Cammino.
Alcuni segnali testimoniati dalle sintesi diocesane di questi anni
Prima di tutto lo stile dell’ascolto, che con il metodo della “conversazione nello Spirito” prende avvio dalla Parola di Dio, che dispone all’ascolto degli altri; uno stile che, adattato, potrà connotare il nostro convenire a tutti i livelli: dagli Organismi di partecipazione alle riunioni degli operatori pastorali.
In secondo luogo, lo stile del dialogo, proposto in modo laboratoriale nei Cantieri di Betania, che sono stati e sono esperienze di incontro anche con i “mondi” non sempre interagenti con quelli ecclesiali: le diverse povertà materiali, relazionali, spirituali; i mondi delle professioni e del lavoro, come artisti, imprenditori, agricoltori, giornalisti, docenti, operai e così via.
In terzo luogo, lo stile della partecipazione: in non pochi casi, le sintesi delle nostre Chiese locali hanno registrato la riattivazione dei Consigli pastorali parrocchiali, zonali e diocesani, che, dovendo corrispondere alle richieste provenienti dal Cammino sinodale, si sono nuovamente riuniti e in alcuni casi anche formati ex novo. Rinnovati secondo le indicazioni del Sinodo universale, sono strumenti importanti per la Chiesa sinodale in missione.
Una vista più profonda
«Il Cammino di questi tre anni ci ha dotato – ha concluso Castellucci – potremmo dire, di una vista più profonda; ci ha abituato a scrutare le pieghe della nostra storia, cogliendo con umiltà sia le ferite dentro e fuori la Chiesa sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie. Anche in questi giorni, ai nostri tavoli, abbiamo fatto circolare esperienze belle e positive, autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo. Sono solo germogli, ma la sfida della ricezione sinodale sarà poi quella di sostenere questi stili perché diventino strutturali nelle nostre Chiese».
Dal sito https://azionecattolica.it/