Il Lavoro che speriamo per il Pianeta che vogliamo

Venerdì, 1 Maggio, 2020 - 18:00

Carissimi,

vi raggiugiamo con questo messaggio nella vigilia della Festa di San Giuseppe Lavoratore per riflettere e pregare insieme tenendo nel cuore e mettendo al centro l’ambito dell’economia e del lavoro che la situazione di emergenza sanitaria sta duramente mettendo alla prova.
Lo facciamo inviandovi due spunti di riflessione riferiti al tema di quest’anno “Il Lavoro che speriamo per il Pianeta che vogliamo”, il primo del Presidente Matterella e il secondo di Papa Francesco e una semplice preghiera con delle intenzioni da condividere con i vostri gruppi e che possa unirci anche se distanti.
Ci piacerebbe che anche gli assistenti parrocchiali si unissero a noi nelle loro celebrazioni con questa semplice preghiera in segno di condivisione per tutto il nostro territorio. Il centro nazionale ci invita ad unirci alle h18:00, ma in qualsiasi momento della giornata va bene.

Buon Primo Maggio a tutti!

 

Giuseppe, Cristina, don Maurizio


 

Recente Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

La festa del Primo Maggio è una festa della Repubblica e della Costituzione, che indica nel lavoro un fondamento di civiltà, condizione di autentica libertà personale, di autonomia delle persone nella costruzione del proprio destino. Il lavoro e la scuola sono stati il formidabile ascensore sociale che ha cambiato il Paese da quando è nata la Repubblica; e mantengono questo ruolo. […] Senza lavoro rimane incompiuto il diritto stesso di cittadinanza, la dignità dell’individuo ne rimane mortificata, la solidarietà sociale e la stessa possibilità di sviluppo della società ne rimangono compromesse. [...] La nostra Carta costituzionale riconosce il lavoro come bene sociale e pone alle istituzioni, a tutti i livelli, di compiere ogni sforzo per ampliare le opportunità occupazionali, per rimuovere le cause degli squilibri tra territori, per accrescere le conoscenze, le competenze, gli investimenti necessari a uno sviluppo sostenibile. Si tratta di un dovere pubblico a cui non ci si può sottrarre. [...] La prospettiva di uno sviluppo sostenibile si basa sulla coesione della società, sulla sua etica, sulla sua cultura. […] Il lavoro di oggi e di domani è sempre più il frutto di un’azione corale, multiforme, integrata, che richiama la responsabilità di tutti. Riqualificare il lavoro, creare buon lavoro, assicurare ai giovani un futuro adeguato si impone come una priorità nazionale su cui far convergere le energie del Paese. [...] La società moderna deve molto alla crescita del mondo del lavoro. Una crescita di civiltà, non soltanto di ricchezza. I diritti del lavoro, sorti nella contrattazione, sono divenuti diritti universali e hanno plasmato un modello di Stato sociale che, via via, ha rafforzato le misure generali per l’assistenza, il bisogno, la malattia, la vecchiaia. Questo sistema di diritti, che mette al centro la persona, si chiama Europa.

 

Dalla lettera Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco

D’altra parte, san Francesco, fedele alla Scrittura, ci propone di riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore» (Sap 13,5) e «la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Rm 1,20). Per questo chiedeva che nel convento si lasciasse sempre una parte dell’orto non coltivata, perché vi crescessero le erbe selvatiche, in modo che quanti le avrebbero ammirate potessero elevare il pensiero a Dio, autore di tanta bellezza. Il mondo è qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode. (12)

La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. (13)

Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio». Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità. (14)

Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali. Ciò a volte convive con un discorso “verde”. Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. (49)

Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro. Tuttavia l’orientamento dell’economia ha favorito un tipo di progresso tecnologico finalizzato a ridurre i costi di produzione in ragione della diminuzione dei posti di lavoro, che vengono sostituiti dalle macchine. È un ulteriore modo in cui l’azione dell’essere umano può volgersi contro sé stesso. La riduzione dei posti di lavoro «ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del “capitale sociale”, ossia di quell’insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile». In definitiva «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani». Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società. (128)

La Carta della Terra ci chiamava tutti a lasciarci alle spalle una fase di autodistruzione e a cominciare di nuovo, ma non abbiamo ancora sviluppato una coscienza universale che lo renda possibile. Per questo oso proporre nuovamente quella preziosa sfida: «Come mai prima d’ora nella storia, il destino comune ci obbliga a cercare un nuovo inizio […]. Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita». (207)

 

Preghiamo insieme, Rafforza la nostra fede, Signore!

Ti preghiamo, Signore, per Papa Francesco, per i vescovi, i presbiteri, i diaconi, perché raccolgano il santo popolo di Dio nell’unità del Tuo amore, lo consolino con la luce della Resurrezione, lo incoraggino ad apprezzare la bellezza del creato che ci hai affidato, e a impegnarsi nel proteggere l'ambiente con riconoscenza e responsabilità. La Tua Chiesa sia vigile e attenta per annunziare il Vangelo con fede, nella verità e nella gioia, preghiamo.

Signore, ti presentiamo il mondo del lavoro affinché al centro venga posta la persona e la dignità. Una forte spiritualità animi la concretezza della fatica quotidiana e la renda opera a te gradita. Mostraci la Tua misericordia perché chi non ha un lavoro non cada nella disperazione, ma abbia fiducia e possa sperimentare la solidarietà di una comunità e la giustizia sociale, in un paese fragile eppure capace di audacia e coraggio, preghiamo.

Signore ricordati di quanti hanno la gravosa responsabilità di governarci, per i politici, gli amministratori, gli imprenditori, i sindacalisti e gli operatori sociali perché abbiano a cuore il bene comune, e non siano miopi. Siano capaci con onestà e responsabilità, spirito di collaborazione e fraternità, di attuare una progettualità globale buona, di uno sguardo lungimirante che abbracci tutte le fasce sociali, ad iniziare dagli svantaggiati, preghiamo.

Ti preghiamo Signore per la nostra madre Terra, il Tuo Spirito agisca in noi perché ce ne prendiamo cura col poco o tanto di cui siamo capaci, ricordando che ne siamo solo i custodi e l'unico fine è il bene comune. Fa che possiamo essere liberi da ogni pregiudizio e superiamo egoismi e personalismi superando confini inesistenti, preghiamo.

 

Signore Gesù,
ti invochiamo fiduciosi! Fa che riusciamo a guardare alla vita con speranza.
È tempo di scegliere tra che cosa conta e cosa passa.
È tempo di scegliere la bellezza e di aver cura del Creato, di cui siamo custodi.
È tempo di rispondere al grido della terra.
È tempo di essere comunità solidale e rispondere al grido dei poveri.
È tempo di un “lavoro dignitoso” dove al centro c'è la persona e non il profitto fine a se stesso.
È tempo di fortezza e coraggio, di passione e azione.
È tempo di creatività e tenerezza, perché la “cultura dello scarto” non abbia più ad esistere.
È tempo di condividere e perdonare, è tempo d'amare.
Per Cristo nostro Signore!

Amen.

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