Campo-scuola Settore Adulti

Quest’anno abbiamo vissuto l’esperienza del Campo Estivo dall’8 all’11 Agosto ad Ariccia, località dei Castelli Romani, a pochi chilometri da Castel Gandolfo. Insieme alla Prof.ssa Giuliana Martirani, docente universitaria di Geografia Politica ed Economica e di Politica dell’Ambiente dell’Università di Napoli, abbiamo approfondito il tema: “La possibile economia della condivisione. Tra memoria e utopia”. Chi avesse osservato, alle prime luci dell’alba, gli occhi stanchi e assonnati di uno sparuto gruppo non avrebbe certo immaginato che fossero campisti di AC. Non erano impazienti… aspettavano “silenziosamente” gli ultimi compagni di viaggio. Poi all’improvviso si parte. Intorno alle 12 primo rifocillamento sulle sponde di un laghetto: i piedi dei più focosi si rinfrescano accarezzati da piccole trote. Poi su all’Abbazia di Montecassino. Il canto dei monaci, la bellezza del paesaggio ed è… un’altra dimensione. La compagnia adesso è più numerosa: si è aggregata Giuliana .Appagati e affamati si punta su Ariccia. Sistemate le stanze e lo stomaco, inizia veramente il campo. Giuliana “napoletana doc” propone uno strano gioco: la parola magica è sogno. Si alternano sogni non sognati. Sogni piccoli e grandi. Sogni impossibili. Anche i ragazzi raccontano e poi scrivono i loro sogni. Più fattibili a dire il vero. Poi il sogno più desiderato è il letto. Giovedì 9. I più mattinieri si ritrovano in cappella. Gli assistenti sono lì e si inizia il giorno con le Lodi.. Tutti a colazione e poi al lavoro.. Si formano i gruppi, ci si distribuisce nel verde. Parole, tante per immaginare un mondo più bello, un mondo dove la condivisione non deve rimanere una utopia. E’, infatti, “la possibile economia della condivisione tra memoria e utopia” il tema del campo. Nella calura non si può lavorare troppo e si va ad ascoltare il canto dei monaci bizantini nella basilica di Grottaferrata. E stavolta sì che Morfeo fa capolino e chiama a sé… I più pimpanti e risoluti si ritrovano, pur dopo una lauta cena, a lacerare con i canini “panino con la porchetta”. E’ uh..“buona”, ottima, è diversa. Parole prima sussurrate, poi strombazzate tra le fraschette di Ariccia illuminate, affollate e profumate.. Insomma tra preghiere, invocazioni, traguardi cercati di amore,gioia, pace, parole elaborate soprattutto dai ragazzi (loro sì l’utopia) e gitarelle nei dintorni, accontenta proprio tutti. Certo come è duro riflettere sulla via della mediazione, dell’umiltà, della sobrietà, ecc…. e intorno la bellezza di Castelgandolfo. E le fontane di Villa d’Este proprio nella notte di San Lorenzo, osservate con una guida d’eccezione: Giusy. Spiega con la bocca e gli occhi. “Trasmette arte” Ultimo giorno, sveglia prestissimo per “Napoli”. Stavolta è Giuliana che guida il drappello fino alle catacombe della Sanità. La sorpresa, però, è don Antonio. Racconta. Racconta di giovani che hanno tanta speranza di condivisione. La cultura si trasforma in lavoro e dà pane…il pane spazza via la violenza, il pane può far nascere un mondo colorato… La pizza napoletana chiude… tutti in pullman, tutti a casa. Tutti a meditare… le consegne. Chissà anche io, anche noi, anche tutti possiamo dare una briciola una mattonella. Una accanto all’altra non per costruire muri. Ma tanti ponti… perché lentamente l’utopia può trasformarsi in realtà se “Chi ama mai perde la speranza”.