Francesco e Kirill, il sogno si realizza

Incontro a Cuba. Storico passo per l’ecumenismo

Per uno strano destino della storia il sogno di Giovanni Paolo II, il desiderio di Benedetto XVI, si concretizza con Francesco, nell’ultimo angolo di socialismo reale. Nell’isola del patriarca Fidel Castro, che da giovane ha studiato dai gesuiti, si incontrano, dunque, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, e il Patriarca della chiesa di Roma, Francesco. Dire che sarà un incontro storico, il prossimo 12 febbraio, anticipo della visita che il Papa compirà in Messico, è per lo meno insufficiente; certo un simile abbraccio porta alla mente lo storico incontro tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora avvenuto nel gennaio del 1964 a Gerusalemme; ma ancora di più, sancisce il disgelo dopo lo scisma tra chiese d’Oriente e d’Occidente del 1.054.

Incontro che è il frutto di una lunga e paziente tela, tessuta dalle due parti da almeno due anni a questa parte. Ma certo è noto il desiderio che in cuor loro avevano Roncalli e Montini di incontrare il Patriarca ortodosso, ma quelli erano i tempi della guerra fredda, della Cortina di ferro. Giovanni Paolo II ha cercato più volte di compiere quel passo che per svariati motivi gli è sempre stato negato, anche se voci davano per possibile un incontro in zona “neutra” prima a Vienna, poi, con maggiore insistenza tanto da sembrare quasi cosa fatta, nel monastero benedettino di Pannonhalma in Ungheria.

Con Francesco la questione ha iniziato a entrare nel vivo con il viaggio in Turchia e l’incontro con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: come non ricordare il gesto della benedizione che il Papa ha chiesto, per la chiesa di Roma e per lui, al Patriarca nella chiesa del Phanar. Proprio conversando con i giornalisti, nell’aereo che lo riportava a Roma, Francesco disse che l’ecumenismo è un cammino che si deve fare assieme e parlò di ecumenismo spirituale e di ecumenismo del sangue “quando ammazzano i cristiani, abbiamo tanti martiri…”.

Poi, parlando di Kirill, disse: “gli ho fatto sapere, e anche lui è d’accordo, c’è la volontà di trovarci. Gli ho detto: ‘Io vengo dove tu vuoi. Tu mi chiami e io vengo’; e anche lui ha la stessa volontà. Ma in questi ultimi tempi, con il problema della guerra, il poveretto ha tanti problemi lì, che il viaggio e l’incontro con il Papa è passato in secondo piano. Ma tutti e due vogliamo incontrarci e vogliamo andare avanti”.

Una frase che a leggerla bene ci dice che la strada dell’incontro aveva già compiuto i primi passi, e che in primo piano, lo ha detto Papa Francesco, ci sono la questione del Primato di Pietro, tanto che Francesco, sempre in aereo, aggiunse che il metropolita Hilarion ha proposto per una riunione della Commissione mista di dialogo tra le due chiese “di approfondire il tema del Primato, perché si deve portare avanti quella domanda che aveva fatto Giovanni Paolo II: aiutatemi a trovare una forma di Primato su cui possiamo andare d’accordo”. L’altra questione è proprio il tema dell’ecumenismo del sangue, cioè il “genocidio dei cristiani, che si sta compiendo soprattutto in Medio Oriente per mano del terrorismo”. È stato soprattutto questo tema “a permettere la realizzazione dell’incontro tra un Papa e un Patriarca di Mosca che si preparava da quasi 20 anni”. È quanto ha affermato il metropolita Hilarion nella conferenza stampa tenuta a Mosca per annunciare, come faceva padre Lombardi in Vaticano, l’incontro di Cuba: “davanti al ‘genocidio’ Francesco e Kirill non potevano non incontrarsi”, ha ancora affermato il ministro degli esteri del Patriarcato Russo. Sappiamo così, da queste dichiarazioni, che tema centrale del colloquio, previsto all’aeroporto cubano de La Habana, sarà proprio la persecuzione dei cristiani, soprattutto ma non solo in Medio Oriente. E poi ci sarà anche il tema del Primato, anche se è questione lasciata ai teologi e alla Commissione di dialogo.

Un ruolo non secondario è stato giocato, infine, da Raul Castro che, nel maggio dell’anno scorso, nel suo viaggio in Europa, incontra anche il Patriarca Kirill; un lungo colloquio nel quale il presidente cubano invita nell’isola il capo della chiesa ortodossa si Mosca. Nel viaggio di ritorno Raul è in Vaticano da Papa Francesco. Come non pensare che nel colloquio si sia affrontata anche la questione di un incontro a Cuba, una “zona neutra” per l’incontro tra i due leader religiosi, lontana dall’Europa delle divisioni. Cuba, dunque, già visitata da tre Papi e, per la prima volta, dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

Colloquio che anticipa il Sinodo panortodosso che vedrà riunite a Creta il 19 giugno, festa di Pentecoste per il calendario Giuliano, tutte le chiese autocefale dell’ortodossia. È un appuntamento importante per il mondo ortodosso perché è il primo da oltre mille anni, e la sua preparazione ha avuto inizio nel 2014. E forse, dopo il colloquio a Cuba, dopo il Concilio ortodosso, come non guardare a un possibile viaggio del Papa a Mosca.

 

di Fabio Zavattaro - dal sito http://azionecattolica.it