Messaggio del Presidente diocesano per la Festa della Pace 2018

Domenica, 28 Gennaio, 2018

Anche quest’anno l’ultima Domenica di gennaio, mese della pace, l’Azione cattolica idruntina celebra la Festa diocesana della Pace. Una festa unitaria in cui tutta l’Associazione (piccoli, giovani e adulti) si ritrova insieme al suo Pastore per invocare, riflettere e festeggiare il dono della pace.

È una festa perché c’è un luogo, una “casa” che ci accoglie: la splendida e generosissima comunità di Castri.

È una festa perché ci sono gli invitati: migliaia di ragazzi, giovani e adulti da tante parrocchie della nostra diocesi, non solo da quelle in cui è presente l’Azione cattolica.

È una festa perché c’è un festeggiato e perché c’è un regalo, un dono.

È l’unica festa in cui festeggiato e regalo coincidono perché per noi Cristiani la pace che oggi festeggiamo è il dono del Risorto.

Mi piace pensare che un sinonimo di dono è presente. La pace è dono, la pace è presente.

In quest’anno in cui la nostra Associazione, nel suo 150esimo, rilegge e valorizza il suo passato, fa memoria della sua storia, è significativo che la Festa della Pace si celebri immediatamente dopo il Giorno della Memoria in cui commemoriamo le vittime dell'Olocausto. Non possiamo immaginare, costruire, sognare o festeggiare la pace senza memoria.

Come laici, come cittadini non possiamo restare indifferenti, oggi, davanti ai sempre più preoccupanti “rigurgiti” razzisti e antisemiti. Il razzismo è spesso legato alla paura e c’è chi alimenta un clima di diffidenza e terrore per meri fini elettoralistici. Allora noi, come Cristiani, abbiamo il dovere di non cedere al ricatto della paura perché il «non temere» anticipa l’annuncio della risurrezione e il dono della pace.

Allora la pace è presente, la pace è passato, la pace è futuro.

È futuro perché, sebbene dono del Risorto, è frutto di una lenta e faticosa “opera” che ciascuno di noi, come singolo e come comunità, è chiamato quotidianamente a “costruire”.

A partire dal messaggio del Papa per la 51a Giornata mondiale della Pace abbiamo riflettuto nelle nostre Comunità parrocchiali in preparazione a questa festa e vogliamo continuare a riflettere su cosa significa per noi accogliere, proteggere, promuovere, integrare “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”.

Non esiste pace senza giustizia e senza diritti e l’accoglienza è un segno di giustizia e un diritto sancito dalla nostra Costituzione (nel 70esimo della nostra Carta e 150esimo della nostra Associazione è bello ricordare i tanti soci che hanno fatto parte dell’Assemblea costituente).

Come Cristiani, inoltre, in prima istanza, non dovrebbero neanche “interessarci” le cause per le quali i Migranti fuggono dai loro paesi perché Gesù ci ha detto «ero forestiero e mi avete ospitato». Non ci ha detto «ero forestiero» perché scappavo dalla fame, dalla guerra, dalla carestia. Non ci sono motivi più o meno validi per l’accoglienza secondo il Vangelo.

«Ero forestiero e mi avete ospitato», punto! Senza se e senza ma.

Come laici impegnati nella costruzione del Bene comune ci devono poi “interessare” l’analisi e l’individuazione delle cause, la proposizione di soluzioni concrete. Ci deve interessare la politica perché la politica non è sporca; la guerra è sporca, l’ingiustizia è sporca.

L'impegno politico, invece, come diceva Vittorio Bachelet «non è altro che una dimensione del più generale e essenziale impegno a servizio dell'uomo».

Buona Festa della Pace!

                                                                                                                                    Salvatore Marti
                                                                                                                               Presidente diocesano