Il Papa quest’anno, attraverso il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, ci invita a riflettere sul tema: La buona politica è al servizio della pace.
Il fatto stesso che sia ormai necessario distinguere la buona dalla cattiva politica ci racconta bene il tempo che stiamo vivendo. Quando parliamo della politica tendiamo a doverla quasi “giustificare”: la Politica con la P maiuscola, la buona politica.
Poiché negli ultimi decenni molto spesso la politica, come sottolinea papa Francesco, ha perso credibilità a causa dei suoi tanti vizi (corruzione, negazione del diritto, arricchimento illegale, ecc.), ci siamo accontentati e quasi rassegnati all’idea che bastino l’entusiasmo, l’onestà, la buona fede per “fare politica”. Sono condizioni necessarie ma non sufficienti. Serve essere giusti e competenti, non professionisti della politica ma competenti perché le scelte, giuste o sbagliate, hanno conseguenze sul presente e sul futuro di intere generazioni, sia a livello locale che a livello globale.
La competenza si acquisisce, la giustizia va continuamente ricercata. Non il consenso ma la giustizia! Assistiamo invece spesso a una spasmodica ricerca del consenso, della popolarità (nell’accezione più becera del termine perché noi di Ac sappiamo bene cosa sia veramente la popolarità!), della visibilità a tutti i costi che mortificano il servizio politico e il ruolo istituzionale e pregiudicano il progetto e la costruzione di una società che guardi al futuro nostro e delle nuove generazioni perché troppo legati alle esigenze elettorali dell’oggi.
Sono i sondaggi e gli umori della piazza a guidare spesso le scelte e i progetti politici, ammesso che di progetti si possa ancora parlare vista la diffusa miopia da autoconservazione.
Gesù, laico come noi, può essere un chiaro modello per ciascun politico. Egli, infatti, sfugge alla folla quando vuole farlo re, ma va incontro alla folla, avendone compassione, quando intuisce che è come gregge senza pastore. Non sfugge mai alle proprie responsabilità.
Occorre allora domandarci cosa possiamo fare come Associazione laicale perché i nostri non restino, come spesso avviene, facili giudizi e condanne pronunciati dal piedistallo di chi si sente sempre “giusto”.
Discernere e compiere: sono queste le coordinate entro cui orientarci e muoverci come Associazione.
In primo luogo occorre che i temi del Bene comune siano sempre più parte integrante dei percorsi formativi ordinari dei nostri gruppi (ragazzi, giovani e adulti) e non semplicemente oggetto di episodici approfondimenti destinati a coloro i quali, tra i nostri Soci, hanno una particolare sensibilità al tema della politica. Occorre creare, come bene sappiamo fare in Associazione, occasioni di confronto e di dialogo, fuggendo la tentazione di affrontare con superficialità questioni che sono spesso molto complesse o di assumere posizioni “per partito preso”. La formazione, il dialogo e il discernimento comunitario sono gli strumenti e lo stile che ci accompagnano e che possiamo mettere a servizio delle nostre città e delle nostre Comunità.
In secondo luogo occorre formare Soci capaci di occuparsi, avendone cura, della cosa pubblica e di impegnarsi, anche direttamente, per la costruzione del Bene comune, rispondendo a una specifica vocazione di servizio alla Comunità attraverso la politica che, come ci ricorda anche papa Francesco, è «veramente una forma eminente di carità».
La nostra Festa diocesana della Pace coincide quest’anno con la Giornata della Memoria.
Quando la politica non è orientata al «rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone» si possono compiere i peggiori crimini e atrocità.
Anche l’ignavia di milioni di cittadini contribuì, però, alla perpetrazione di uno dei drammi più vergognosi della nostra storia.
Che non sia così, oggi, nel nostro piccolo, anche per noi!
Salvatore Marti
Presidente diocesano AC