Identità Europea
Giorni affannosi questi di luglio. Grecia e migranti, anche se la prima ha un po’ oscurato i secondi sui mass-media, richiamano l’Europa a interrogarsi e a ritrovare il proprio originario significato. E all’interno di ogni Paese ci si chiede ormai se i mutamenti geopolitici conseguenti a tali fatti, attentino all’identità del continente, alla sua unità e alle sue aree di influenza.
Sentiamo premere questi interrogativi a partire dal nostro Paese fino al punto di arrivare ad accusare i flussi migratori di relativizzare le tradizioni, la cultura e persino riscoprendo – da parte di atei devoti – l’utilizzo della religione come “mezzo di contrasto” piuttosto che di fratellanza.
D’altra parte, dopo i primi slanci di solidarietà verso il popolo greco ci si trova più timidi quando si avverte che scontare loro il debito significa farsene carico.
In un momento di incertezza rischia allora di far breccia, se non di prevalere, la paura e riappaiono dimensioni che pensavamo superate, come quando rispetto alla prospettiva europea si insinuano ipotesi nazionaliste, quasi che il “fai da te”, in un mondo globalizzato, possa garantirti un futuro.
Sono interrogativi che hanno investito il nostro Paese anche prima e quindi a prescindere dalle ultime vicende. Dopo gli anni della ricostruzione e del boom si è dovuto aspettare i richiami dell’allora Presidente Pertini e poi di Ciampi per rintracciare un senso di unità nazionale come significato di appartenenza a un popolo unito, e il rispetto alla bandiera come simbolo, visto che qualcuno diceva di volerla utilizzare per usi impropri.
La bandiera non come sostanza ma come simbolo, dicevo: che ruolo ha avuto la bandiera europea oltre all’esposizione sui palazzi pubblici e all’apparizione sui telegiornali nei momenti elettorali? Eppure i simboli dovrebbero sinteticamente esprime un’idea, un’appartenenza, un senso di sano orgoglio, una disponibilità ad assumersi il carico della solidarietà, anche nei confronti di “altri”. La mancanza o l’incertezza dell’Educazione civica nelle scuole non fornisce neppure quel minimo di informazione necessaria a capire il “luogo sociale e politico” in cui ti trovi, e il rinvio al 2020 dell’accordo sul “partenariato strategico per garantire nelle scuole italiane l’Educazione civica europea” indica la marginalità con cui si considera il problema. Perché di questi tempi, in cinque anni può cambiare la storia.
Sulla vicenda degli immigrati l’Italia subisce l’umiliazione di avere confini permeabili a sud e selettivamente impermeabili a nord, e vede Paesi fino a ieri al di là del muro (di Berlino), e che negli ultimi anni sono stati sostenuti da contributi europei, costruire oggi un nuovo muro per proteggersi da immigrazioni di vicini.
Sulla vicenda della Grecia, invece, forse si sta finalmente percependo che il tema non è solo economico, ma nasce dal timore che se l’euro “non è più irreversibile” anche l’Europa diventerebbe presto “reversibile”, riaprendo tempi di competizione invece che di collaborazione. Si era pensato che il percorso economico aiutasse quello politico, di appartenenza, direi identitario. La consapevolezza di sentirsi europeo avrebbe dovuto non solo farci sentire più forti ma anche più generosi.
Forse percepiamo ora gli effetti di non essere arrivati all’approvazione della Costituzione europea, il cui blocco, nel 2005, fu sottovalutato. Anche in questo caso la Carta sarebbe stata non solo un contenuto di valori comuni, benché minimali, ma anche un simbolo a cui richiamarsi con autorevolezza e fiducia.
Limiti? Tanti! Ma non sufficienti ad abbandonare e abbattere un sistema che ci ha permesso sessant’anni di pace, libera circolazione, contatto fra giovani, un certo benessere.
La passione emotiva con cui si sta seguendo la Grecia indica che un senso di appartenenza non nazionalista è cresciuto, e questo potrebbe progredire con una responsabilità allargata rispetto all’immigrazione.
Non usiamo il tema Grecia e il problema immigrati per riaprire vecchi contenziosi in Europa.
di Paolo Danuvola - Presidente della cooperativa “In Dialogo”
pubblicato su http://azionecattolica.it