La Giornata Internazionale della Democrazia
Si celebra oggi la Giornata internazionale della democrazia. Una giornata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007 per incoraggiare i governi a consolidare i programmi nazionali per la promozione e il rafforzamento della democrazia. Come ogni ricorrenza, il rischio della retorica, soprattutto se priva di reali contenuti e prospettive, è dietro l’angolo. Eppure questa giornata è apprezzabile perché ci ricorda che la democrazia non è solo una procedura, ma un valore; non è semplice ingegneria istituzionale, ma una modalità, seppur imperfetta, di creare uno spazio pubblico per l’uomo.
La democrazia si colloca sempre in un equilibrio tra il dato acquisito e la necessità di ricomprenderne il valore nelle trasformazioni economiche, politiche e sociali. Come affermava Romano Guardini: «La vita democratica è difficile perché non è mai sicura». In questa perenne difficoltà il tema di quest’anno è significativamente Space for civil society, spazio per la società civile. Da un lato – scrive l’Onu – si rileva «il ruolo e l’importanza crescente della società civile a livello globale» e dell’altro però «il calo o addirittura la chiusura dello spazio delle organizzazioni in diverse parti del mondo, con governi che hanno adottato restrizioni che limitano il lavoro delle Ong».
Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’Onu, nell’introdurre alle celebrazioni ha affermato che «la società civile è l’ossigeno della democrazia» e che essa «agisce come catalizzatore del progresso sociale e la crescita economica. Ha un ruolo cruciale nel mantenere la responsabilità dei Governi, e aiuta a rappresentare i diversi interessi della popolazione, inclusi i gruppi più vulnerabili».
Puntare sulla società civile, sulla sussidiarietà, è uno degli obiettivi che la dottrina sociale della Chiesa (dall’enciclica Quadragesimo anno in poi) ha sempre incoraggiato e proposto come via per il bene comune e per una sana vita democratica.
Gli stessi corpi intermedi però sembrano oggi in crisi, manifestano un lato oscuro della sussidiarietà. È sempre più complesso riuscire a capirne i confini d’azione, tanto da arrivare a domandarsi se esiste una società civile, da chi è composta e con quali strumenti essa possa realmente contribuire alla democrazia. Anche in Italia, la situazione della società civile si presenta a chiaro scuri. Al di là di battute che tendono a relativizzarne il valore, la società manifesta difficoltà nel verticalizzare proposte politiche e nell’esercitare un necessario controllo sulla politica. Basti pensare alla percezione dei grandi corpi intermedi che la Costituzione riconosce esplicitamente (famiglia, partito, sindacato) che, in crisi d’identità, rischiano di togliere ossigeno ad una democrazia senza qualità.
Porre al centro della Giornata questo tema pone quindi tre sfide per la democrazia e la società civile.
La prima è quella di ritrovare un equilibrio tra potere politico esercitato democraticamente e società. Infatti, se è vero che la società civile cresce soprattutto a livello internazionale, dobbiamo porci l’interrogativo su che tipo di organizzazioni prendono piede, per quali interessi esse si sviluppino e, ancora più ampiamente, su chi governa questi processi. La risposta non potrà essere nella “sregolatezza” di una società civile internazionale, ma nel sano rafforzamento di questa e delle istituzioni internazionali che rappresentano gli Stati.
La seconda sfida attiene alla partecipazione attraverso le nuove forme di comunicazione: è un dato ormai che l’aggregazione passa più dal digitale che dall’impiego “reale”. Ne sono prova le grandi mobilitazioni e campagne sul web. L’occasione di forme corrette di democrazia diretta possono costituire un nuovo spazio di intermediazione delle istanze dei cittadini con le istituzioni in cui la società ritorni protagonista.
Infine si pone la sfida della responsabilità (accountability). Essa si fonda sul controllo della democrazia dal basso per generare un processo di responsabilizzazione della politica e di riqualificazione delle politiche.
In conclusione riflettendo sulla democrazia non si può non pensare ai giovani, i quali vivono una democrazia affaticata difficilmente trasmissibile alle nuove generazioni. Ciò infatti che non si vive, non si può conservare. Rinnovare la qualità della democrazia è allora un’esigenza fondamentale perché essa si mantenga sicura. La palestra per superare le difficoltà odierne è proprio la società civile, nella quale sperimentare percorsi democratici e allenarsi alla partecipazione come avviene in Azione Cattolica.
Il respiro della democrazia passerà da qui, dall’ossigeno della società.
di Andrea Michieli - Dal sito http://azionecattolica.it