Festa diocesana della Pace 2016 · Il punto di vista degli Adulti
Domenica 31 gennaio alle 9.30 eravamo tutti in piazza a Spongano per vivere, unitamente ai ragazzi ed ai giovani, l’annuale Festa della Pace. E dopo la S. Messa le attività, secondo lo stile proprio dell’AC. Riflettere insieme sulla pace, privilegiando per ogni fascia d’età qualche aspetto particolare.
Gli adulti, stimolati dalle provocazioni di un giornalista di TV 2000, Pierluigi Vito, Presidente diocesano di Viterbo, sono stati chiamati a trattare il tema dei mezzi di informazione ed i rischi di assuefazione e indifferenza alle notizie che la pletora dei mezzi di informazione ci propinano.
L’indifferenza è stato il tema centrale del messaggio che il S. Padre ci ha voluto inviare per la giornata della pace. Papa Francesco ci impegna a vincere l’indifferenza e conquistare la pace. Egli ci ricorda che l’indifferenza costituisce una minaccia per la famiglia umana. Perché l’indifferenza del singolo, che chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, che chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, ha assunto ormai una dimensione globale ed è diventata “globalizzazione dell’indifferenza”.
La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, denuncia il Papa, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. Ed il relatore partendo proprio dal Messaggio, ha osservato come al contrario dell’uomo, Dio non è indifferente; Dio, che è amore infinito e fedele, risponde con la misericordia.
E qui ha ripreso un altro passo del messaggio del Papa: “alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente.” Ed ha raccontato di un esperimento negli USA: è stato commissionato un sondaggio. È stato chiesto alla gente se fosse utile bombardare Agrabà. La stragrande maggioranza ha risposto positivamente (circa l’80%). Ma Agrabà non esiste. Senza sapere di cosa si trattasse, senza motivo, solo perché il termine poteva richiamare un toponimo arabo, o comunque mediorientale, l’intervistato si dichiarava favorevole al suo bombardamento …
È la situazione che viviamo ogni giorno: bombardati da notizie flash, senza mai approfondire, ritenute verità assolute sol perché profferite da un mezzobusto televisivo. Non abbiamo capacità di filtro. Siamo acritici. Pigri e pronti ad assumere decisioni senza ponderare, ignorando i problemi. Eppure ci sentiamo informati, ma quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete. Non comprendiamo che l’ingiustizia genera squilibrio, mentre alcuni giungono ad incolpare i poveri ed i paesi poveri dei propri mali. Rischiamo di smarrire la solidarietà, che deve essere una virtù sociale, che genera atteggiamenti diffusi.
Vale la pena essere solidali, sapendo accostarsi al fratello nell’umiltà di un gesto disinteressato. Sapendo gioire con l’altro e trovando gratitudine nello sguardo benevolo di chi si sente preso in considerazione.
Di fronte alle mezze verità che da ogni parte ci vengono propinate, attrezziamoci a capire i problemi, soprattutto realizzando quel discernimento (virtù propria del cristiano) che ci fa capire come aiutare a raggiungere il bene comune. E impegniamoci ad essere liberi, convinti che la libertà dello spirito si coniuga con responsabilità.
Annibale Elia - già Presidente diocesano AC