Cop21. Il vertice sul clima di Parigi
di Antonio Martino - Potremo dire che il vertice sul clima di Parigi sarà stato un successo se manderà un segnale chiaro che l’era delle energie fossili (carbone, petrolio e gas naturali) volge alla sua fine; implicherà azioni nazionali per il clima serie e coerenti; promuoverà la solidarietà internazionale e i fondi necessari ai paesi poveri per adattarsi e sviluppare le energie alternative. Per vedere se questo si realizzerà bisognerà aspettare il dopo Parigi. Il cammino è solo all’inizio.
di Antonio Martino - In una Parigi ancora sotto shock e in stato d’allerta è iniziata la ventunesima Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il primo dato è che anche questa non sarà risolutiva. Quanto già annunciato dai diversi governi presenti con i loro leader - è il caso soprattutto di Cina e India, i “grandi inquinatori” insieme agli Stati Uniti - probabilmente non basterà a contenere l’aumento delle temperature globali quanto più possibile al di sotto dei 2 gradi. Tale soglia, se superata o anche solo raggiunta, comporterà - ad esempio - un innalzamento del livello dei mari tale da sommergere pezzi interi di pianeta. La strada del risanamento climatico è lunga e noi non ne abbiamo ancora percorso neanche la metà.
Ci sono alcuni segnali positivi che comunque fanno ben sperare. Ad esempio, il blocco dell’oleodotto nord americano Keystone XL, chiesto da cittadini americani e canadesi, così come il ritiro della Shell dall’Artico e la cancellazione dei permessi di perforazione da parte americana hanno ridotto un’ulteriore espansione della produzione petrolifera; i dati relativi al calo dei consumi di carbone in Cina confermano una tendenza forse decisiva date le dimensioni di quel paese. E ancora: i successi della campagna per disinvestire dalle energie fossili – dal fondo pensioni norvegese alla Chiesa d’Inghilterra - anche se non hanno ancora modificato il mercato, rappresentano una novità di grande rilievo. La posizione assunta da di Hillary Clinton a favore di uno scenario al 100% di energie rinnovabile – per quanto si tratti di propaganda elettorale – ha avuto anche il valore di sdoganare definitivamente un obiettivo finora posto in questi termini quasi solo dalle associazioni ambientaliste.
In Italia vige la regola del pendolo. Mentre le trivelle delle compagnie petrolifere continuano a trasformare i nostri fondali marini in una groviera, lo stesso governo Renzi che elargisce concessioni in nome di una sperata autarchia energetica, a Parigi fa l’ecologista: chiede di fissare il contenimento del riscaldamento globale a 1,5° gradi, come richiesto da alcuni paesi, in particolare le piccole isole che altrimenti rischiano di scomparire. In sostanza il taglio di emissioni inquinanti del 50% entro il 2050 e la neutralità delle emissioni entro fine secolo.
Con l’enciclica Laudato si’ papa Francesco ha denunciato quanto i cambiamenti climatici colpiscano con maggiore violenza i poveri, e dunque coloro che hanno meno responsabilità e allo stesso tempo meno risorse per difendersi. Esiste una questione di giustizia climatica e grazie all’enciclica questo è oggi un punto di ampia condivisione tra credenti e non, tra persone di fedi diverse e deve diventare anche il terreno di un nuovo dialogo tra i popoli per la difesa del pianeta come casa comune.
Dunque, il vertice di Parigi arriva in un contesto mai così favorevole sul piano dei contenuti. Ed è stato drammaticamente preceduto dai fatti del 13 novembre che, in modo tragico, sottolineano anche il legame che c’è tra questione climatica ed energetica e la promozione della pace. Da un lato, infatti, i cambiamenti climatici aumentano le pressioni ambientali e su risorse come l’acqua, con il rischio di ulteriori conflitti e migrazioni di massa per ragioni climatiche; dall’altra un modello che progressivamente elimini le fonti fossili, ridurrebbe anche i rischi di conflitti gravi come quelli per il petrolio.
La speranza è che dai lavori di queste giornate grandi e piccoli della terra possano uscire dando al mondo alcuni segnali positivi. In particolare, che l’era delle energie fossili volge alla sua fine, che tutte le nazioni sono pronte e disposte ad azioni per il clima serie e coerenti, che i paesi ricchi sono disponibili a promuovere la solidarietà internazionale e i fondi necessari ai paesi poveri per adattarsi e sviluppare le energie alternative. Per vedere se questo si realizzerà bisognerà aspettare ben oltre il vertice di Parigi. Di fatto siamo solo l’inizio di un lungo cammino.
dal sito http://azionecattolica.it