Convertitevi e credete al Vangelo

Quaresima tempo per vedere, per capire, prendere a cuore

Riposte nell’armadio le maschere e archiviate le ricette delle frappe siamo invitati a iniziare il cammino quaresimale, con l’austero rito delle ceneri. In fila, con il capo chino, una mano poserà sul nostro capo un pizzico di cenere, e una voce ripeterà per noi le parola con cui Gesù iniziò la sua predicazione: «Convertitevi e credete al Vangelo». Accogliere questo invito di Gesù significa cambiare con coraggio la nostra vita, il nostro modo di pensare e di conseguenza contribuire anche al cambiamento del mondo nel quale viviamo, perché se qualcosa cambia dentro di noi, nel nostro modo di relazionarci con gli altri, nel nostro stile di vita, qualcosa cambierà anche intorno a noi.

Convertitevi e credete al Vangelo significa innanzitutto mettersi in ascolto: «La Parola di Dio è qualcosa che ci supera da ogni parte, che ci avvolge e che quindi ci sfugge, se tentiamo si afferrarla. Noi siamo nella Parola di Dio, essa ci spiega e ci fa esistere …. È in questa Parola che il nascere e il morire, l’amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo e una speranza» (C.M. Martini). Una Parola che dona senso alla nostra vita, e contemporaneamente ci scomoda, ci chiede di “andare oltre” di entrare nella sua logica e nel suo sguardo che ci apre ad un cammino.

Convertitevi e credete al Vangelo significa credere e vivere i valori scritti nei Vangeli danno il vero senso all’esistenza quotidiana ed insegnano a guardare il volto dell’altro come quello dell’amico e del compagno di viaggio.
Scrive papa Francesco: «La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore... La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole».

Convertitevi e credete al Vangelo è un imperativo che deve farci uscire dai piccoli e comodi rifugi che ci siamo costruiti e che ci fanno dire: «Che ci posso fare, di fronte alle immense ingiustizie dei nostri giorni?». Qualche offerta caritativa, qualche buona devozione, tacitano e asfaltano le coscienze, intorpidiscono il cuore. E l’abisso tra noi e gli altri diventa invalicabile. Neppure Dio riesce a raggiungerci.
Prima dell’impegno, esiste un atteggiamento che, tutti, possiamo avere, anche se non siamo in grado o non possiamo fare nulla di diverso da quello che stiamo già facendo. Tutti, tutti noi, sempre, siamo chiamati a vedere, a capire, a prendere a cuore. Dio si è chinato sulla sofferenza degli uomini. Prima del ragionamento sociale o politico, prima dell’arrendersi o del rimboccarsi le maniche, prima di tutto, siamo chiamati ad avere compassione. A sentire dentro, a sentire il dolore come Dio lo sente (Quando dolore in Dio! Quanto amore, in lui!). Questo sì, tutti possiamo viverlo.
Un mondo pieno di compassione adulta (non pietistica, non mielosa, non rassegnata) cambierebbe il nostro fragile e incarognito mondo.

Convertitevi e credete al Vangelo è invito a vincere l’indifferenza: «il primo miracolo è accorgersi che l’altro, il povero esiste» (S. Weil), e cercare di colmare l’abisso di ingiustizia che ci separa. Nonostante le delusioni che, a volte, segnano la vita, le parole di Gesù risuonano come un forte invito a ritornare sulla strada per incontrarci per camminare insieme. Lungo il cammino incontreremo la violenza delle droghe e l’abuso di alcol che invecchiano ed uccidono la vita dei giovani, incontreremo le mani del giocatore d’azzardo che rovinano l’economia delle famiglie, troveremo la piaga dell’usura che imprigiona la vita della gente.
Lungo la strada coglieremo la tristezza sui volti degli anziani soli e rassegnati, incroceremo i volti dei migranti ai quali abbiamo chiuso cuori e case, rifiutando di accoglierli e seguendo una logica che non ha niente a che fare con la fede cristiana.
Ai crocicchi delle strade incontreremo i disoccupati e i licenziati costretti con le loro famiglie  a una lotta quotidiana per sopravvivere.
Intorno a noi c’è anche l’uomo ferito dalla malattia che ha bisogno di cure, ma non trova un servizio adeguato di sanità pubblica in grado di farsi carico dei suoi problemi e così il diritto a curarsi sta diventando un privilegio solo per coloro che possono accedere alle cliniche private.
Allora sulla strada risuonano le parole pronunciate da un funzionario romano nel giorno del processo a Gesù: Ecco l’uomo! Sono due parole che ancora oggi ci presentano il volto di Gesù deriso, torturato, sfigurato dalla violenza disumana ed è il volto del migrante, del disoccupato, dell’anziano solo, del malato. Tutti ci chiedono di fermarci perché la conversione deve farci comprendere che questi volti hanno bisogno di essere accarezzati, capiti, rispettati e amati.
Di questo cammino di conversione che ancora una volta ci viene data occasione siamo grati a Dio e, con David Maria Turoldo, diciamo:

Grazie, Signore,
che ancora ci doni la possibilità di ravvederci e salvarci:
almeno in questo tempo si faccia più intensa la preghiera:
tacciano le passioni, si convertano i cuori,
si aprano le menti alla tua Parola
che di giorno in giorno ci accompagna
nel grande cammino verso la tua e nostra Pasqua.
Grazie allo Spirito che ti ha condotto nel deserto
per essere tentato anche tu, Signore,
così ci puoi ancor più capire, noi siamo le tue tentazioni:
sensi che urlano e magie e superstizioni
e fame di prodigi e di grandezze, orgogli che impazzano,
e la mente sempre più turbata e smarrita:
Signore, benché non capiamo, noi ti crediamo per questo:
perché sei tentato come uno di noi
e tu per noi hai vinto, da solo:
se ci vuoi salvare, Signore, 

non lasciarci soli nella tentazione.
Amen.

 

di Antonio Mastantuono - Vice assistente generale dell'Azione Cattolica Italiana
dal sito 
http://azionecattolica.it