La Parola fonte di vita per la famiglia

Sinodo sulla famiglia/5

Quando era bambino, Leo si dava appuntamento in bagno con i fratelli a lavarsi le mani, prima del pranzo. Allora cercavano di inventarsi qualcosa da dire al padre che, come al solito, avrebbe loro domandato: “Che cosa avete imparato questa settimana?” (L. Buscaglia, “Vivere, amare, capirsi”). Una preghiera semplice, da fare in famiglia, è quella che nasce dai fatti che abbiamo vissuto o che ci hanno colpito. Dopo il racconto, il dialogo o anche la discussione, si può passare alla preghiera. Alla sera ringraziamo, domandiamo perdono o chiediamo qualcosa al Signore, a seconda del genere di fatto che è stato oggetto della comunicazione in famiglia. Quando poi succede qualcosa di grande, come una nascita o una morte, la preghiera familiare si fa più intensa, condita dagli affetti reciproci. Maria, la madre di Gesù, era abituata a confrontare i fatti con la volontà di Dio. Si dice infatti nel racconto di Luca: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Non possiamo non immaginare che di queste cose parlasse anche con Giuseppe e con Gesù.

Qualche volta, quando vado a cena in una famiglia numerosa, i bambini più piccoli fanno a gara per leggere la benedizione di inizio pasto. La ritualità di questa preghiera aiuta, soprattutto i più piccoli, ad entrare nella buona abitudine di vivere le cose concrete (e cosa c’è di più concreto del cibo?) nel nome del Signore. Una breve preghiera al mattino e alla sera, poi, ci aiuta ad aprire e chiudere la giornata in compagnia del Signore. Basta anche una breve formula, poche parole, ma dette con il cuore. Anche Gesù pregava ogni giorno, soprattutto alla sera, come ci racconta Matteo: “Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù” (Mt 14,23).

La messa domenicale è più vitale e gioiosa quando partecipano anche i bambini piccoli. Ci vogliono anche i nonni, ma un’assemblea senza i più giovani dà l’immagine di una chiesa imbalsamata e senza futuro. Pur con tutte le difficoltà del caso, è molto educativo che la famiglia partecipi insieme all’eucaristia della comunità. Si impara a pregare con la preghiera della chiesa. Si cresce nella comunione trovando unità nelle parole del vangelo e nel pane del cammino. Possiamo prepararci alla messa con il sussidio personale che viene inviato a tutti gli aderenti: leggiamo il vangelo ed il commento: poi comunichiamo cosa la Parola ha detto a ciascuno. Anche Gesù partecipava, ogni settimana, alla preghiera della sua comunità ebraica di Nazareth: “Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere” (Lc 4,16).

Mi pare che il luogo decisivo della preghiera in famiglia sia il corpo e gli affetti. C’è soprattutto da sanare quella divisione tra fede e sessualità che ci ha tormentato negli ultimi secoli. In qualche parte Giovanni Paolo II aveva detto che l’unione sessuale degli sposi è un atto liturgico. Sono celibe, ma con un po’ di anni sulle spalle, e mi sento di dire che questa cosa è davvero molto bella. Se la liturgia è incontro dell’uomo con Dio, la sessualità della coppia è esperienza che avvicina a Dio. La storia di Tobia e Sara ci è di grande aiuto. Sara aveva già visto morire i suoi sette mariti, la prima notte di matrimonio. Come pensare che l’ottava volta potesse funzionare? Tobia e Sara, la prima notte di matrimonio, prima dell’amore, si rivolgono a Dio nella preghiera: “Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza” (Tb 8,4). È questa apertura alla relazione con il Signore che libera l’esercizio della sessualità dagli incubi del possesso e dell’egoismo facendone un’esperienza  gioiosa e vitalizzante. I genitori di Sara, alla mattina, pensano di trovare Tobia morto, come gli altri mariti, ma quello che vedono è ben altro: “Accesero la lampada e aprirono la porta; essa entrò e li trovò che dormivano insieme, immersi in un sonno profondo” (Tb 8,13).

La preghiera in famiglia è un seme che cresce dentro delle belle relazioni famigliari, ha bisogno di affetti buoni e di amore sincero. La relazione con il Padre nella preghiera feconderà e rafforzerà l’amore familiare e lo farà crescere.

 

di don Emilio Centomo - Assistente ecclesiastico centrale dell’Ac per il Settore Adulti e il Mlac
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