La preparazione al matrimonio

Sinodo sulla famiglia/8

Il matrimonio è un impegno per la vita, il sacramento che lega due persone, in cui l’amore di Cristo per la sua sposa risplende e diventa fecondo. Arrivare al matrimonio, per le coppie di oggi, è spesso un percorso tortuoso, ma se l’amore che lega è vero e profondo permette alla coppia di compiere un viaggio bello e intenso di scoperta e presa di coscienza, di condivisione e confronto.

In questo percorso, un posto particolare è quello dei cosiddetti “corsi prematrimoniali”, termine davvero poco adatto per indicare quello che invece dovrebbe essere un accompagnamento per coloro che si preparano al matrimonio, fatto da coppie che già vivono il sacramento del matrimonio e scelgono di servire in questo modo la comunità ecclesiale.

Nelle nostre realtà abbiamo tutti, almeno una volta, avuto modo di sentire parlare dei percorsi in preparazione al matrimonio e nella maggior parte dei casi il giudizio non è mai del tutto positivo: troppo lunghi, troppo corti, troppo affollati, poco frequentati, con troppi contenuti, troppo concentrati sul rito…e così via, in una serie di indicazioni contrastanti, che mettono in luce anche le attese diverse che si hanno rispetto a questi momenti.

Sarebbe quindi importante, prima di cominciare un percorso che, necessariamente, porta ad un cambiamento sostanziale nella vita di un uomo e di una donna, fermarsi a riflettere e chiedersi che cosa un percorso di accompagnamento al sacramento sponsale dovrebbe essere.

Per prima cosa, un simile percorso richiede, come già sottolineato nella Relativo Synodi dell’ottobre 2014, una partecipazione di tutta la comunità grazie soprattutto alla testimonianza di altre coppie, affinché la coppia che si prepara al matrimonio sia inserita all’interno della vita ecclesiale e comunitaria, si senta accolta e sappia di poter contare sul sostegno della comunità anche nei primi anni di vita matrimoniali.

Inoltre, non bisogna dimenticare che il matrimonio è una vocazione e una missione e che per questo bisogna compiere scelte radicali e arrivare preparati al sacramento, con una preparazione che non si ferma agli aspetti pratici del vivere insieme, ma che si concentri sulla scelta compiuta dalla coppia, sul significato profondo della chiamata ad essere sposi, evitando quel grado di piattezza e genericità di cui spesso ci si lamenta, e diventi una reale fonte di educazione alla vita e alla fede.

Questi percorsi dovrebbero essere occasione per ricordare che la fedeltà e l’amore reciproco in una coppia, la fede vissuta insieme, la capacità di accogliere l’altro aprono le coppie alla santità, come ci ricordano gli esempi straordinari dei coniugi Beltrame Quattrocchi o di Louis e Zelie Martin, genitori di santa Teresa di Lisieux, da poco canonizzati. Non solo incontri con psicologi e avvocati, ma un luogo per riscoprire, non da soli, che il loro incontro e la loro storia d’amore è una vocazione: si ricevono, cioè, l’uno e l’altro dalle mani di Dio e vivono la loro vita, sapendo che c’è un disegno buono da scoprire insieme.

Un percorso quindi che non sia il punto di arrivo, ma un cammino in cui la coppia si senta accompagnata e sostenuta anche dopo la celebrazione del matrimonio e capisca di essere parte di una comunità, un cammino fatto con persone che si fanno compagne di strada.

 

di Carlotta Benedetti - Segretario generale dell’Azione Cattolica Italiana
dal sito 
http://azionecattolica.it