Messaggio del Presidente diocesano per la Festa della Pace

Domenica, 31 Gennaio, 2016

PORTA LA PACE

Com’è difficile parlare di Pace in questo tempo che viviamo!

La Pace non è un’utopia, è un dono di Dio, il dono più grande che passa dalla Sua mente e dal Suo cuore ai pensieri e alle mani dell’uomo. È un progetto per la cui realizzazione Egli si affida alla libertà dell’intera famiglia umana, anche di coloro che non credono, perché diventi «pace nella storia», non solo dunque «pace del cuore, dell’anima».

Nel Messaggio per la 49a Giornata Mondiale della Pace, papa Francesco ci invita a «non perdere la speranza per realizzare la giustizia e operare per la Pace» e individua nell’indifferenza uno dei più grandi ostacoli alla sua conquista.

 Utilizzando lo stile a cui lo stesso Pontefice ci sta abituando, a partire da questo documento, vorrei condividere con voi delle riflessioni e assumerci degli impegni, prendendo spunto dall’analisi acrostica della parola PACE.

  1. Portare la pace. È lo slogan che abbiamo scelto per la festa di quest’anno. Desideriamo essere portatori di Pace, spalancando le porte delle nostre Comunità per accogliere e venire incontro alle necessità dei fratelli nel bisogno, ma anche per permettere a tutti noi di uscire per essere annunziatori e testimoni della vita buona del Vangelo.
  2. Amare la Pace. Costruirla, difenderla è il compito proprio di ogni vero discepolo di Cristo. S. Agostino ci ricorda inoltre che amare è già possedere. Il nostro tempo ha bisogno delle sentinelle della notte di cui parla il profeta Isaia: uomini e donne che non perdono mai la speranza nell’alba di un nuovo giorno, perché credono e testimoniano che la preghiera e la conversione del cuore sono più forti di qualunque malvagità umana o guerra. Uomini e donne del presente, impastati di futuro e di speranza, «profeti di un futuro che non gli appartiene» (beato Oscar Romero).
  3. Convertirsi alla pace. L’autentica conversione del cuore richiede il passaggio dall’indifferenza alla misericordia. «La misericordia è il cuore di Dio. Perciò deve essere il cuore di tutti coloro che si riconoscono nella grande famiglia dei suoi figli: un cuore che batte forte ovunque la dignità umana sia in gioco». Uno stile di vita improntato alla misericordia è anzitutto uno stile di solidarietà fraterna.
  4. Educare alla Pace. L’indifferenza viene sconfitta promuovendo ed educando ad una cultura di solidarietà e misericordia. Nessuno può ritenersi escluso da questo ruolo di corresponsabilità. In primo luogo la famiglia, luogo della missione educativa insostituibile di valori come amore, fraternità, convivenza, cura degli altri e così via. Gli educatori ed i formatori deputati alla trasmissione della dimensione morale, spirituale e sociale della persona. Gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione che devono porsi al servizio della verità.

«La pace è un bene del cuore, e si comunica agli amici, ma non come il pane. Se vuoi distribuire il pane, quanto più numerosi sono quelli per cui lo spezzi, tanto meno te ne resta da dare. La pace è invece simile al pane del miracolo che cresceva nelle mani dei discepoli mentre lo spezzavano e lo distribuivano» (S. Agostino).
L’augurio e la preghiera che vogliamo elevare a Dio sia dunque quella di essere autentici dispensatori di pace!
Shalom!

Pace e bene a tutti voi.

 

Salvatore Varraso - Presidente diocesano