Migranti. Le parrocchie aprano le porte

Appello Caritas diocesane di Lombardia

Le parrocchie accolgano i migranti. Il richiamo, senza equivoci, alla solidarietà arriva alle comunità cristiane lombarde dalle Caritas di tutte le diocesi di Lombardia, con il sostegno del vescovo delegato della Conferenza episcopale regionale, monsignor Erminio De Scalzi. L’appello è contenuto – nero su bianco – nel documento pubblicato l’8 luglio dal titolo “Il fenomeno migratorio e le comunità cristiane della Lombardia”.

“Non illudiamoci. Il flusso migratorio che ci sta mettendo in affanno non si arresterà facilmente”, si legge nel testo. La Lombardia, come risaputo, è la regione che accoglie il maggior numero di migranti. Milano è presa di mira da profughi e immigrati di ogni nazionalità. A tratti la città è apparsa in affanno e, con essa, anche la comunità cristiana che, soprattutto attraverso la Caritas e altre organizzazioni cattoliche, si sta prodigando per l’accoglienza. “Finché permarranno le iniquità all’origine di ogni male sociale”, come del resto si legge nella Evangelii gaudium di papa Francesco, “finché la comunità internazionale non affronterà il cancro del terrorismo islamico che si sta impossessando di intere aree del mondo, finché continuerà il forzato allontanamento di intere popolazioni causato dall’accaparramento delle terre (landgrabbing) e dai cambiamenti climatici, l’Europa sarà oggetto di una pressione continua”. L’analisi non fa sconti: “Non basta ipotizzare blocchi navali, muri di confine, affondamento di barconi, campi profughi. Al massimo queste proposte potranno avere effetti elettorali. Ma non condurranno a soluzioni stabili o a una saggia gestione del problema. La questione riguarda la politica internazionale, ha implicazioni commerciali e finanziarie, necessita di progetti di cooperazione per l’emancipazione dei popoli in via di sviluppo…”.

Dunque, che fare? Il documento ecclesiale dice “no alle chiusure pregiudiziali. Sul piano nazionale denunciamo deficit organizzativi che conducono a operare costantemente in una prospettiva emergenziale nella quale spesso gli enti locali finiscono per essere solo esecutori. La tempistica della burocrazia per il rilascio dei titoli di soggiorno è insopportabile. Così come la debolezza dei meccanismi di rimpatrio per chi non ha i requisiti per rimanere in Italia”. Le Caritas lombarde auspicano anche “procedure di controllo più rigorose rispetto agli enti cui viene affidata la gestione di strutture di accoglienza”: i recenti scandali hanno lasciato il segno.

Ma perché la Chiesa si occupa di questo problema? Il testo proveniente dalla Lombardia si pone anche questo quesito: “La nostra fede nel Dio incarnato ci impedisce distinzioni tra gli esseri umani. Se un primato va riconosciuto, questo riguarda chi più è sofferente e meno tutelato. Trattare le persone con dignità e rispetto è inoltre la via per garantire pacifica convivenza. In molti territori della nostra Regione la presenza di un’alta percentuale di immigrati non è causa di reale insicurezza per i cittadini grazie, soprattutto, allo stile della Chiesa che con i suoi interventi concreti ha soccorso questi ‘nuovi venuti’, stemperato le tensioni senza dimenticarsi dei poveri che da sempre abitano le nostre comunità”.

Ma cosa stanno facendo in proposito le Caritas di Lombardia? Precisamente stanno gestendo più di duemila tra profughi e richiedenti asilo, “e migliaia di altri stranieri regolarmente presenti ma ancora privi di una dimora adeguata”. Oltre ad offrire vitto e alloggio, anche in regime di contratto con l’ente pubblico, propongono “percorsi di alfabetizzazione, formazione e orientamento al lavoro, sostegno e tutela giuridica, supporto scolastico e animazione del tempo libero a favore dei minori spesso con i costi a nostro carico”.

Quindi una nota a carattere socio-politico: “Non ci è possibile tacere rispetto alle fuorvianti campagne mediatiche che soffiano sul fuoco della paura e che tolgono lucidità all’opinione pubblica”, si legge nel testo. “Denunciamo l’immoralità di una certa retorica politica che paventando invasioni, definendo ogni profugo come clandestino, finisce per autorizzare il cittadino a non sentirsi corresponsabile nell’accoglienza”.

E da qui l’appello finale: “Le Caritas della Lombardia, sostenute dai propri Vescovi, fanno appello affinché le parrocchie mettano a disposizione spazi adeguati per una accoglienza diffusa sul territorio. Presenze di poche unità nelle nostre comunità parrocchiali, favoriscono un approccio più sereno da parte della popolazione, una convivenza più accettata e sostenuta dal volontariato. Sarà compito delle Caritas di ciascuna Diocesi adoperarsi affinché le parrocchie ospitanti vengano sollevate da oneri burocratici, amministrativi e da ogni eccessiva responsabilità di accompagnamento sociale”.

 

di Luigi Penna - Pubblicato su http://azionecattolica.it/