Anche quest’anno l’ultima Domenica di gennaio, mese della pace, l’Azione cattolica idruntina celebra la Festa diocesana della Pace. Una festa unitaria in cui tutta l’Associazione (piccoli, giovani e adulti) si ritrova insieme al suo Pastore per invocare, riflettere e festeggiare il dono della pace.
È una festa perché c’è un luogo, una “casa” che ci accoglie: la splendida e generosissima comunità di Castri.
È una festa perché ci sono gli invitati: migliaia di ragazzi, giovani e adulti da tante parrocchie della nostra diocesi, non solo da quelle in cui è presente l’Azione cattolica.
È una festa perché c’è un festeggiato e perché c’è un regalo, un dono.
È l’unica festa in cui festeggiato e regalo coincidono perché per noi Cristiani la pace che oggi festeggiamo è il dono del Risorto.
Mi piace pensare che un sinonimo di dono è presente. La pace è dono, la pace è presente.
In quest’anno in cui la nostra Associazione, nel suo 150esimo, rilegge e valorizza il suo passato, fa memoria della sua storia, è significativo che la Festa della Pace si celebri immediatamente dopo il Giorno della Memoria in cui commemoriamo le vittime dell'Olocausto. Non possiamo immaginare, costruire, sognare o festeggiare la pace senza memoria.
Come laici, come cittadini non possiamo restare indifferenti, oggi, davanti ai sempre più preoccupanti “rigurgiti” razzisti e antisemiti. Il razzismo è spesso legato alla paura e c’è chi alimenta un clima di diffidenza e terrore per meri fini elettoralistici. Allora noi, come Cristiani, abbiamo il dovere di non cedere al ricatto della paura perché il «non temere» anticipa l’annuncio della risurrezione e il dono della pace.
Allora la pace è presente, la pace è passato, la pace è futuro.
È futuro perché, sebbene dono del Risorto, è frutto di una lenta e faticosa “opera” che ciascuno di noi, come singolo e come comunità, è chiamato quotidianamente a “costruire”.
A partire dal messaggio del Papa per la 51a Giornata mondiale della Pace abbiamo riflettuto nelle nostre Comunità parrocchiali in preparazione a questa festa e vogliamo continuare a riflettere su cosa significa per noi accogliere, proteggere, promuovere, integrare “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”.
Non esiste pace senza giustizia e senza diritti e l’accoglienza è un segno di giustizia e un diritto sancito dalla nostra Costituzione (nel 70esimo della nostra Carta e 150esimo della nostra Associazione è bello ricordare i tanti soci che hanno fatto parte dell’Assemblea costituente).
Come Cristiani, inoltre, in prima istanza, non dovrebbero neanche “interessarci” le cause per le quali i Migranti fuggono dai loro paesi perché Gesù ci ha detto «ero forestiero e mi avete ospitato». Non ci ha detto «ero forestiero» perché scappavo dalla fame, dalla guerra, dalla carestia. Non ci sono motivi più o meno validi per l’accoglienza secondo il Vangelo.
«Ero forestiero e mi avete ospitato», punto! Senza se e senza ma.
Come laici impegnati nella costruzione del Bene comune ci devono poi “interessare” l’analisi e l’individuazione delle cause, la proposizione di soluzioni concrete. Ci deve interessare la politica perché la politica non è sporca; la guerra è sporca, l’ingiustizia è sporca.
L'impegno politico, invece, come diceva Vittorio Bachelet «non è altro che una dimensione del più generale e essenziale impegno a servizio dell'uomo».
Buona Festa della Pace!
Salvatore Marti
Presidente diocesano