L'Ac a Sarajevo con papa Francesco

Sabato 6 giugno Sarajevo accoglierà, con il suo cuore aperto, grande e ferito, Papa Francesco. Sarà un incontro indimenticabile per un Paese, la Bosnia Erzegovina, che dopo oltre venti anni dalla terribile guerra, vive ogni giorno le sofferenze e le difficoltà prodotte dal conflitto e dall’attuale contesto. Gli Accordi di Dayton del 1995 hanno messo fine ai bombardamenti e alle uccisioni, ma hanno sancito la divisione etnica del Paese che si ritrova oggi a vivere una profonda crisi economica, politica e sociale.

Per la sua ricca e tormentata storia, oltre che per la sua connotazione geografica, la Bosnia Erzegovina è allo stesso tempo periferia e crocevia per l’Europa. Ecco perché tutta l’Azione Cattolica Italiana accompagnerà il viaggio di papa Francesco a Sarajevo con una preghiera e un affetto del tutto speciali.

 

Un po’ di storia

L’impegno dell’Ac con la Chiesa di Bosnia ed Erzegovina inizia nel 1993 con la candidatura dei bambini di Sarajevo al premio Nobel per la Pace. Una terribile guerra civile stava assediando la città di Sarajevo, la pulizia etnica annientava interi villaggi e città, mettendo in fuga migliaia e migliaia di persone. L’Ac sente il grido di Giovanni Paolo II (“Siamo con voi!”) rompere l’agghiacciante silenzio dell’Europa e del mondo e – mettendosi in ascolto dei pastori della chiesa cattolica bosniaca – decide di impegnarsi in due progetti: le scuole interetniche - “Scuole per l’Europa” - promosse dalla chiesa cattolica e nate sotto i bombardamenti; i gemellaggi tra una diocesi italiana e una parrocchia della diocesi di Sarajevo. Grazie alle varie iniziative promosse e alla notevole partecipazione di persone, gruppi e associazioni da tutta l’Italia, l’Ac finanzia con un miliardo di lire una delle scuole interetniche alla periferia di Sarajevo, e una ventina di associazioni diocesane iniziano l’esperienza dei gemellaggi con altrettante parrocchie bosniache. In occasione della visita di Giovanni Paolo II a Sarajevo (12-13 aprile 1997) una delegazione dell’Ac nazionale (presidente, assistente e responsabile dell’Acr) viene invitata e partecipa all’evento. Lo slogan “Mi smo s vama” (Siamo con voi) diventa lo stile con cui l’Ac vive l’amicizia con la Chiesa sorella di Bosnia. Durante la celebrazione eucaristica nello stadio Kosevo di Sarajevo (lo stesso in cui celebrerà papa Francesco) il Santo Padre celebra con il calice regalatogli, in segno di buon auspicio per il viaggio tanto desiderato, qualche mese prima all’udienza natalizia dai ragazzi dell’Acr.

 

L’oggi e il domani che ci attende

L’impegno dell’Ac – a distanza di oltre venti anni – continua. E il viaggio di Papa Francesco potrà essere anche per le nostre associazioni diocesane stimolo a riprendere legami indeboliti nel tempo o desiderio ad iniziarne di nuovi. La Bosnia Erzegovina non ha ancora trovato la strada della ricostruzione, della pace vera e della giustizia. Le scuole interetniche, che accolgono oggi oltre 4000 studenti, vivono grazie al pieno inserimento nel pur povero tessuto locale (gli insegnanti sono retribuiti dai diversi Cantoni in cui la Bosnia Erzegovina è suddivisa) e l’impegno negli ultimi anni suggerito dal promotore delle scuole, il vescovo ausiliare di Sarajevo mons. Pero Sudar, riguarda le borse di studio per gli studenti che vorrebbero continuare il percorso scolastico nelle università, ma sono impossibilitati a farlo per motivi economici o anche per il generale sconforto sulle possibilità di futuro del loro Paese. L’esperienza dei gemellaggi, esperienza di vicinanza fondata sull’amicizia, viene portato avanti da qualche associazione diocesana con fedeltà e grande arricchimento reciproco. Le porte della Bosnia Erzegovina, dunque, rimangono sempre aperte per i gruppi e le realtà associative. Da un anno circa, inoltre, un gruppo di giovani laici e sacerdoti bosniaci sta riflettendo sulle modalità più adeguate per far nascere, anzi ri-nascere, l’Azione Cattolica nel Paese.

L’incontro di Papa Francesco con i fratelli e le sorelle di Bosnia Erzegovina possa rappresentare una nuova speranza di vita e di pace per questa cara terra, per la Chiesa martire e profetica che in essa sopravvive e lavora, e per un’Ac ancora pronta e generosa nel dimostrare la sua vicinanza e la sua amicizia.

 

di Stefania Sbriscia, già Responsabile nazionale ACR