In Cristo, per amare il mondo

Il Messaggio dell’Assemblea plenaria CCEE

In vista dell’Anno della Misericordia, i vescovi europei rinnovano “il loro impegno per la felicità vera e il destino dell’uomo”. Per questo, “come i primi apostoli, si rivolgono all’uomo europeo e agli Stati con la parola del Vangelo, consapevoli che solamente in Gesù Cristo trovano risposta le domande profonde del cuore e si compie in pieno l’umanesimo europeo”. È forse il punto più alto del “Messaggio” con il quale si è conclusa l’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee, www.ccee.eu), ossia l’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del Vecchio continente, che quest’anno si è svolto “in trasferta”, dall’11 al 16 settembre in Terra Santa. Una quarantina fra cardinali e vescovi (per l’Italia il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco), hanno riflettuto – con lo stile del pellegrinaggio tra il lago di Tiberiade, Cafarnao, Nazaret, Betlemme, Gerusalemme – sulla centralità della figura di Cristo e sul messaggio evangelico nella società odierna. Il tutto con un occhio alla realtà europea, in cui sono chiamati a operare quotidianamente, e l’altro a quella del Medio Oriente, regione-simbolo del pianeta, più che mai cruciale per l’incontro tra le culture, il dialogo interreligioso, il confronto pace/guerra, l’originarsi dei flussi migratori…

Il Messaggio affronta diversi argomenti “caldi”: la situazione della famiglia anche in vista del prossimo Sinodo; le stesse migrazioni, che inquietano l’Europa intera e pongono gli Stati, e per certi aspetti le Chiese nazionali, su posizioni distanti fra loro. E poi la giustizia sociale (con la crisi economica che “morde” ancora), la libertà educativa, la libertà religiosa.

Recandosi nei luoghi dove Gesù ha vissuto e predicato, i presuli europei “hanno voluto rinnovare il loro radicamento in Cristo in un momento in cui l’Europa – si legge nel documento Ccee – chiede alla Chiesa, anche se non sempre consapevolmente, che annunzi senza paure e con gioia la novità della vita in Cristo che è l’Evangelo”. Per i vescovi giunti dai quattro angoli del continente, dall’Islanda alla Grecia, dal Portogallo alla Russia, l’esortazione apostolica di Bergoglio, Evangelii Gaudium, rappresenta “una spinta al rinnovamento pastorale”. E così il Giubileo della Misericordia “è un dono per la Chiesa e occasione di grazia che la comunità cristiana, insieme ai suoi pastori ha già accolto come un tempo di conversione spirituale e di nuovo slancio missionario”.

L’Assemblea ha valutato con numerosi interventi e dibattiti le gioie, le sofferenze e le sfide della Chiesa nei diversi Paesi, soffermandosi, come ci si poteva attendere, sui flussi migratori. “La disperazione non ha confini – afferma il Messaggio –. La complessità di questo esodo, con le sue inevitabili differenziazioni, richiede da parte dei singoli Stati, le cui situazioni sono radicalmente diverse, molta attenzione al fine di rispondere tempestivamente alle necessità di aiuto immediato e di accoglienza di persone disperate a causa di guerra, persecuzione, miseria”. “Gli Stati, attraverso le istituzioni necessarie, devono mantenere l’ordine pubblico, garantire la giustizia per tutti e offrire una generosa disponibilità per chi ha veramente bisogno, nella prospettiva anche di una integrazione rispettosa e collaborativa”. Per i vescovi, “grande è l’impegno delle Chiese d’Europa che, seguendo le indicazioni del Santo Padre Francesco, collaborano con gli Stati, i quali sono i primi responsabili della vita sociale ed economica dei loro popoli. Le molte esperienze già in atto incoraggiano a proseguire ed intensificare ogni sforzo”. Ma la carità non basta: “Data la complessità delle situazioni e l’ampiezza delle tragedie umanitarie, auspichiamo che anche l’Onu prenda in decisa considerazione la situazione e giunga ad efficaci soluzioni non solo rispetto alla prima accoglienza ma anche ai Paesi di provenienza dei migranti, adottando misure adeguate per fermare la violenza e costruire la pace e lo sviluppo di tutti i popoli”. Del resto “la pace in Medio Oriente e nel Nord Africa è vitale per l’Europa, così come è decisivo che si arrivi al più presto a una vera pace nel continente stesso, a cominciare dall’Ucraina”.

I vescovi del Ccee invitano le comunità cristiane in Europa a rilanciare i pellegrinaggi in Terra Santa, come cammino spirituale verso le origini della fede e, concretamente, come sostegno morale ed economico alle comunità cristiane locali.

Ricorrenti, nella settimana di assemblea-pellegrinaggio, i richiami al Sinodo e alla famiglia, della quale è stata ribadita “la bellezza umana e cristiana e la sua universale realtà: papà, mamma, figli”. “La Chiesa crede fermamente nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: essa è la cellula basilare della società e della stessa comunità cristiana”. Quindi specificano: “Non si vede perché realtà diverse di convivenza debbano essere trattate nello stesso modo”.

Al rientro in Europa, i vescovi del Ccee riprendono dunque il percorso di evangelizzazione a partire dal punto fermo rappresentato da Gesù. Il confronto con la società moderna, con i rapidi processi di secolarizzazione, con le novità imposte dalla globalizzazione, richiede risposte ecclesiali e culturali nuove, aggiornate, efficaci. Ma il radicamento limpido e “senza sconti” nel Vangelo e nella Resurrezione rappresentano una luce certa e rassicurante.

 

di Luigi Penna - Dal sito http://azionecattolica.it