Un altro caso mediatico che fa pensare
Abbiamo imparato subito tutti a conoscere papa Francesco, il suo modo familiare e diretto di comunicare, la semplicità e l’efficacia con cui riesce a far arrivare a chiunque i messaggi più complessi e tutta la profondità, il rispetto e più ancora la tenerezza dello sguardo cristiano sulla vita, sulla bellezza e sulla povera fragilità degli esseri umani e del creato. E continuiamo ad apprezzare, giorno dopo giorno, non solo il suo amore per la trasparenza, ma l’effettiva trasparenza di cui si circonda.
Tra le cose di cui siamo certi c’è che se il Papa fosse malato – e non di un’influenza di stagione – lo sapremmo da lui stesso e non attraverso una qualche fumosa e acre fuga di notizie. Come quella che ieri ha monopolizzato la prima pagina del Quotidiano nazionale, il giornale che ormai da qualche anno unifica tre gloriose testate della nostra stampa interregionale: Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. «Papa Francesco è malato», il gran titolo seguito da dettagli esotici e no: un tumore («curabile») al cervello, l’occhio e la mano di un celebre chirurgo giapponese, i volteggi a gennaio di un elicottero dalle papali «insegne bianco-gialle» tra Roma e la Toscana, la «confidenza» – attribuita a un ignoto alto prelato – su una prossima «sorpresa» di Francesco pronto a rinunciare al ministero petrino. Insomma, un romanzaccio.
Accompagnato da una piccola spiega su chi è chiamato a "prendere il potere" in caso di dimissioni o grave malattia del Papa. E da un editoriale che rivendica «il dovere di scrivere» violando la privacy (inevitabilmente attenuata) di una personalità di statura mondiale.
Il problema è che in questo caso non è stata violata la sfera personale di un uomo famoso, ma la verità. Lo rende chiaro la limpida serie di smentite "senza se e senza ma" arrivata dal Vaticano e dagli Stati Uniti (dove il medico opera abitualmente). Lo sottolineano le forti proteste per il modo «irresponsabile» e «ingiustificabile» – parola di padre Federico Lombardi – con cui una notizia «totalmente infondata» è stata data e accreditata.
Già: hanno voluto titolare che il Papa è malato, mentre anche questo triste caso conferma che (non solo, ma soprattutto) nel nostro Paese «l’informazione è malata». Malata di pressappochismo. Malata di presunzione. Malata di sensazionalismo manipolatorio. Un morbo serio, sfibrante. E ognuno dei sintomi che ho appena richiamato ha un preciso perché.
Pressappochismo: leggete le ricostruzioni che mettiamo in pagina oggi – frutto del lavoro svolto, lo sottolineo, in poche ore da noi e dai colleghi di altre testate – e constaterete che le «verifiche» delle circostanze che avvalorerebbero la notizia del presunto cancro cerebrale del Papa sono... favolistiche nonostante – parola del direttore del Qn – si siano, quelle sì, protratte addirittura «per mesi». Sono eloquenti alcuni particolari che avrebbero dovuto essere rivelatori, come la vera proprietà (e l’uso) di un elicottero che non è affatto «papale», la realtà dell’incontro con il Papa (a ottobre non a gennaio, e in udienza pubblica), degli appuntamenti e degli impegni del medico nipponico a Roma e in Vaticano documentati – pensate un po’ – da lui stesso, con tanto di fotografie, in un blog su internet...
Presunzione: proprio la pubblicazione "a orologeria" di una storia mal verificata e condita da malevolenze anonime su un’uscita di scena dell’attuale Papa, dossier che si dichiara di aver tenuto nel cassetto per diverso tempo, rende palese l’intenzione di voler "pesare" in vicende importanti della vita della Chiesa, come il Sinodo che si sta per concludere. E si sente chiaramente che quest’altro fumo sprigionato alla fine del Sinodo ha colori diversi, ma la stessa tossicità di quello alzato – in modo altrettanto premeditato e mediaticamente organizzato – alla vigilia, con il «caso Charamsa».
Sensazionalismo manipolatorio: il culmine è raggiunto con l’intervista a un luminare dell’Università Cattolica – si noti la finezza dell’ateneo prescelto – sui cosiddetti «tumori benigni al cervello». Il professore viene fatto parlare senza che sappia minimamente che la sua voce verrà usata per accreditare una costruzione mediatica con al centro papa Francesco. Incredibile.
Il Papa, grazie a Dio, sta bene, e lo vediamo altrettanto bene: con i suoi molti anni, la sua energia, lo spirito che dimostra e lo Spirito che lo sostiene. L’informazione, invece, niente affatto. E non è certo il destino a essere cinico e baro... Prima ce ne renderemo conto e correremo davvero ai ripari, noi che l’informazione la facciamo, meglio sarà. Il discredito è mortale.
di Marco Tarquinio - Direttore di Avvenire, editoriale pubblicato giovedì 22 ottobre 2015 - www.avvenire.it