Un no deciso al lavoro minorile

«Tutti i bambini devono essere protetti dal lavoro e dallo sfruttamento in posti che possano danneggiare la loro salute o impedire la loro istruzione. Gli Stati impediscono ogni forma di sfruttamento e fissano delle regole perché i bambini o i ragazzi possano lavorare, senza essere sfruttati» (art. 32, Convenzione dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza).

Se pensiamo al nostro Paese e al lavoro minorile, l’idea è che, oggi, non c’è nessun adempimento, nessuna relazione con l’articolo appena citato. Lo dimostrano le indagini portate avanti da Save the children e dall’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro), fornendoci un triste quadro della situazione in Italia e nel Mondo (vedi il Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015 dell’Ilo).

In occasione della Giornata mondiale contro il Lavoro Minorile che si celebra oggi, 12 giugno, sono stati pubblicati dati che dimostrano chiaramente quanto la piaga del lavoro minorile sia grave e rischi di peggiorare anche a causa della crisi economica. Nel mondo, infatti, si registrano 168 milioni di bambini e adolescenti costretti a lavorare. In Italia il fenomeno riguarda almeno 340.000 “lavoratori” sotto i 16 anni. Di questi almeno 28.000 sono coinvolti in attività palesemente pericolose.

«Bisogna intervenire per spezzare il circuito perverso fra disaffezione scolastica e lavoro minorile, rafforzando i progetti contro la dispersione scolastica, gli interventi di sostegno formativo per i ragazzi che hanno prematuramente abbandonato gli studi e favorendo una maggiore continuità fra scuola e lavoro attraverso percorsi protetti di inserimento lavorativo. Un lavoro dignitoso, a differenza di quello illegale e sfruttato, può essere uno strumento virtuoso per favorire lo sviluppo della personalità del minore, la sua responsabilizzazione e le capacità relazionali ed è quindi cruciale finanziare e potenziare questi percorsi», è quanto sostiene Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children. Un pensiero su cui concordiamo.

In questa giornata di denuncia e riflessione, oltre a leggere dati che non ci rincuorano, ci piace anche cercare vie di riflessione e di azione; insomma, rimboccarci le maniche e pensare che possiamo e dobbiamo fare qualcosa. «Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano [...]. Dio oggi ripete anche a noi, uomini e donne del XXI secolo: “Questo per voi il segno”, cercate il bambino….”», le parole di papa Francesco durante l’omelia del 5 maggio 2014 in Terra Santa, siano per noi, giovani e adulti, un impegno ad agire.

L’Azione cattolica dei ragazzi crede fortemente in una società in cui i piccoli possano essere protagonisti dello spazio e del tempo che vivono; dunque, cerchiamoli e aiutiamoli a scoprire i loro bisogni e i loro diritti, a prendere a cuore le loro vite a volte nascoste dai silenzi.

Come? Da un lato, l’attenzione internazionale delle iniziativa di Pace, spesso si è fermata a riflettere sulla piaga dello sfruttamento minorile, sostenendo progetti mirati all’abbattimento di questa terribile piaga, in diverse parti del mondo. Un percorso da proseguire. Dall’altro, l’esperienza associativa può essere uno strumento efficace per avvicinare bambini, ragazzi e famiglie, diventare rete accogliente e attenta, capace di proteggere, accompagnare e incontrare lo sguardo di quei bambini e ragazzi, permettendo loro di guardare con più autenticità al proprio cuore.

 

di Anna Teresa Borrelli - Responsabile nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi

pubblicato su http://azionecattolica.it/un-no-deciso-al-lavoro-minorile