Franciscus dagli occhi di un adulto
di Maria Antonietta D’Amico*
Mentre mi accingo a scrivere questi pensieri, mi viene in mente che esattamente un anno fa ho avuto la fortuna di vivere l’ultimo incontro di papa Francesco con noi, soci di Azione cattolica.
Era il 25 aprile e una piazza San Pietro gremita accoglieva A braccia aperte il Santo Padre. E lui, come sempre, ci ha rivolto parole semplici che andavano dritte al cuore. Parole che riecheggiano ancora dentro me e che segnano la rotta che come associazione dobbiamo seguire per rendere la Chiesa un posto più bello, come sognava il Papa. Impossibile dimenticare l’invito a “essere atleti e portabandiera di sinodalità”, a costruire un cammino insieme, in ascolto, nel confronto vero. E poi il discorso sull’abbraccio con cui ci ha ricordato che la Chiesa e il mondo hanno bisogno di ragazzi, giovani e adulti che sappiano ancora abbracciare così: con misericordia, con pazienza e con uno sguardo pulito. A dire il vero credo sia questo l’insegnamento più significativo per me: la spinta a vivere una fede che non si rifugia nelle certezze ma si apre, accoglie, non giudica.
Quando è stato eletto, ero all’inizio del mio cammino di adulta. Da giovane di Azione cattolica, ero abituata a vivere la mia fede nel gruppo, in parrocchia e in diocesi, attraverso le attività con i ragazzi e i miei coetanei. Nel corso di questi dodici anni, grazie al magistero di Francesco, ho sentito via via più forte il richiamo alla corresponsabilità, a vivere la fede con pienezza nel quotidiano. Il Papa ha accompagnato la mia crescita umana e spirituale con uno stile di vita che mi metteva in discussione: la semplicità, l’attenzione agli ultimi, la capacità di ascoltare e accogliere tutti. Mi ha fatto capire che Dio non si cerca nei discorsi perfetti, ma nel volto delle persone che incontro ogni giorno. Mi ha indicato una fede incarnata, capace di abbattere muri e costruire ponti. Mi ha spinta a impegnarmi perché, nel mio piccolo, anch’io posso fare la mia parte. E se oggi continuo a mettermi in gioco, è anche grazie a lui. Perché mi ha fatto comprendere che il Vangelo può avere anche il mio volto. E che vale la pena provarci.
*Responsabile diocesano Settore Adulti, parrocchia "Santa Maria delle Grazie" - Otranto