Seminario di formazione etico sociale - Martedì 30 gennaio 2019 - Maglie, SS. Medici
di Pinuccio Frau*
Ha suscitato vivo interesse la lezione del Prof. Vincenzo Tondi Della Mura, Ordinario di diritto costituzionale presso l’Università del Salento, su lavoro e solidarietà, declinati nella nostra Carta costituzionale come valori fondanti del vivere civile.
Introdotto da Cristina Alemanno (Segretaria del Movimento lavoratori di Ac), e alla presenza del nostro Arcivescovo, l’illustre docente ha guidato la riflessione sulla condizione del lavoro, come garanzia e statuto imprescindibile di cittadinanza. La qualità della democrazia, così come hanno voluto i Padri della Costituzione repubblicana, è resa visibile dalla dignità conferita dal lavoro. Sicché esso si pone come fondamento giuridico sul quale misurare ogni gioco di rapporto tra cittadini e tra ogni cittadino e lo Stato.
Dentro questo rapporto, si sviluppa e si colora il principio di solidarietà, illuminato dalla intuizione personalistica. La solidarietà, infatti, presuppone quel passaggio, tipico e originale del nostro ordinamento, dalla concezione individualistica dei diritti e dei doveri, alla consapevolezza del rapporto interpersonale e della relazione sociale.
La scelta personalista, influenzata in Europa dalla filosofia di Emmanuel Mounier (filosofo francese, 1905 – 1950, ndr), assume il valore di categoria giuridica e fonda lo stato sociale così come descritto nella nostra Costituzione.
Con essa, si ottiene il superamento delle intuizioni romantiche della fine dell’ottocento e dell’inizio del novecento, e si traduce in norma fondamentale dello Stato.
La Costituzione, che stabilisce il rispetto dell’uguaglianza senza alcuna distinzione, indica un compito ed una responsabilità fondamentali per la Repubblica: rimuovere gli ostacoli che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo della persona umana … (cf. Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3).
L’attenzione è tutta per quelle espressioni che indicano la realtà dei fatti che incidono sulla vita dei cittadini. Non vi è più bisogno di un catalogo astratto degli impedimenti alla condizione di dignità dei cittadini. Il fatto, diviene categoria giuridica – mai più astratta – e, a partire da essa, condiziona l’attività legislativa e di controllo da parte dello Stato.
L’uomo, nella sua situazione concreta, diviene soggetto portatore di diritti fondamentali per la sua vita.
In questo quadro, nella dimensione politica, economica e sociale (aggettivi presenti nel lessico costituzionale), è possibile un progetto di solidarietà diffusa, che non è caratterizzata da un minimo possibile.
Il relatore ha sottolineato con vigore che il nostro diritto costituzionale, si contraddistingue proprio per questa intuizione fortemente innovativa. Nei rapporti pubblici e privati, che si sia in contraddittorio con lo Stato oppure nella condizione di padri di famiglia, non si può indicare, per la solidarietà, un minimo obbligatorio. Nello spirito e nella lettera della Carta del 1948, il poter dare di più non è più solo un obbligo, ma un diritto che qualifica la cittadinanza e che, quindi, è tutelato con relativo riconoscimento garantito per facoltà e misura.
Solidarietà, quindi, non più solo intesa come dovere morale, ma come diritto fondamentale sancito in Costituzione.
Di più. Per quanto attiene alla nostra sensibilità di cattolici, val la pena ricordare che la solidarietà apre a scenari di amore possibile e concreto, proprio a partire dalla realtà dei fatti che la Costituzione indica come indicatori decisivi della dignità della persona.
Abbandonando il linguaggio giuridico, il prof. Vincenzo Tondi Della Mura, ha regalato una citazione di Papa Bendetto XVI che nella sua prima enciclica, Deus caritas est (25 dicembre 2005), afferma: non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore, si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo … (cf. n. 28, lett. B).
Nelle parole di Papa Benedetto, coniugate con la sensibilità civica alimentata dal nostro diritto, l’unica strada possibile è quella segnata dal movimento verso la bellezza.
Due interventi in sala, hanno richiesto indicazioni per il superamento delle sofferenze causate da norme che ostacolano percorsi di solidarietà possibile in questo tempo segnato dalla indifferenza per i più deboli del mondo (il Decreto Salvini è stato descritto come convitato di pietra del seminario, ndr.).
Il relatore ha assicurato che la Corte costituzionale è già impegnata nell’esame di ricorsi importanti sul tema.
Il saluto finale di Mons. Donato Negro, nostro Arcivescovo, ha rimandato all’attenzione per i grandi cambiamenti epocali di cui siamo testimoni. Occorre, ha detto, diventare amici della Costituzione ed avere forte il senso di democrazia. La solidarietà, infatti, è tema fondamentale per la nostra convivenza e principio costitutivo del nostro essere cittadini.
*componente della Commissione socio-politica nell’ambito del Movimento lavoratori di Ac